Il colangiocarcinoma è una malattia subdola che non dà sintomi così chiari e allarmanti da indurre chi ne soffre a rivolgersi subito al medico.
Il processo di diagnosi richiede un livello di sospetto della malattia molto alto e un approccio multidisciplinare che vede il coinvolgimento di diverse figure professionali: dal medico di famiglia e dal gastroenterologo, i primi a entrare in contatto con il paziente, al chirurgo e all’oncologo, coinvolti successivamente.
I segni identificativi della presenza della malattia si sviluppano generalmente quando il colangiocarcinoma raggiunge determinate dimensioni e blocca il flusso della bile lungo le vie biliari facendola risalire verso il fegato, da cui proviene. Le sostanze contenute nella bile passano quindi nel sangue, provocando i sintomi come:
Negli stadi iniziali del tumore è possibile che il paziente sia asintomatico. Sintomi più definiti compaiono quando il tumore è in fase avanzata.
In caso di colangiocarcinoma intraepatico, si possono avvertire disturbi come dolore addominale, perdita di peso, nausea, malessere: per questo, la diagnosi è accidentale nel 20-25% dei casi.
In caso di colangiocarcinoma extraepatico, il 90% dei pazienti si presenta dallo specialista con ittero senza dolore e solo nel 10% dei casi si hanno sintomi riferibili a colangite, come dolore e febbre.
La presenza di ittero costituisce sempre un più che valido motivo per contattare con una certa tempestività il proprio medico di famiglia o recarsi direttamente al più vicino centro ospedaliero, per accertamenti.
Da non trascurare gli altri sintomi, soprattutto se protratti nei giorni. Una diagnosi precoce è infatti associata a una maggiore probabilità di guarigione: per le persone con un colangiocarcinoma riscontrato a uno stadio precoce, il tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è compreso tra il 20 e il 50%.