Terapie e Follow-up
Chirurgia
A oggi, i pazienti su cui è possibile agire chirurgicamente sono solo circa il 25%, ma l’operazione, se effettuata sulla malattia in stadio iniziale, può avere esito risolutivo. Il trattamento chirurgico mira alla resezione completa della neoplasia.
In molti casi, per migliorare i risultati della chirurgia, dopo l’intervento è indicata una chemioterapia precauzionale.
Chemioterapia
Oltre il 70% dei pazienti presenta alla diagnosi un tumore in fase avanzata dove il trattamento deve essere di tipo medico sistemico. Nei pazienti che non possono essere operati o nei quali la malattia si è ripresentata, il trattamento di prima scelta è rappresentato dalla chemioterapia, che non è risolutiva ma contribuisce a controllare l’evoluzione del tumore.
Attraverso la somministrazione di specifici farmaci (citotossici o antiblastici) si procede a bloccare la crescita e la divisione delle cellule tumorali.
Terapie mirate
Recenti risultati di studi clinici hanno evidenziato l’efficacia delle terapie mirate (farmaci a bersaglio molecolare) per alcuni specifici tipi di colangiocarcinoma in fase avanzata. Con i progressi nelle tecniche di sequenziamento del genoma, la ricerca scientifica ha posto sempre maggiore attenzione allo studio e all’individuazione di specifiche mutazioni genetiche. In questo ambito, sono numerosi i programmi di ricerca volti a comprendere il ruolo delle terapie mirate nel colangiocarcinoma avanzato o metastatico, in particolare nei tumori a genesi intraepatica. Nel complesso, circa la metà dei colangiocarcinomi presenta una o più mutazioni potenzialmente trattabili con farmaci a bersaglio molecolare.
Tra le varie alterazioni molecolari che è possibile riscontrare, alcune corrispondono a farmaci specificamente diretti contro i rispettivi bersagli: tra queste, le traslocazioni di FGFR2 e le mutazioni di IDH1.
Le traslocazioni del recettore FGFR2 sono presenti in circa il 10-15% dei colangiocarcinomi intraepatici e numerosi studi multicentrici internazionali stanno valutando l’utilizzo di inibitori di FGFR2. È stato dimostrato che, ricorrendo a terapie mirate contro la mutazione del gene FGFR2, si ottengono tassi di risposte molto alte, con un miglioramento della sopravvivenza.
Un altro esempio è dato dalle mutazioni di IDH1, che si verificano in circa il 20% dei colangiocarcinomi intraepatici; queste mutazioni sembrano essere mutualmente esclusive con quelle di FGFR2 e sono pressoché assenti nelle forme a genesi extraepatica.
L’analisi anatomo-patologica e la stadiazione del tumore devono quindi accompagnarsi alla ricerca di mutazioni, eseguita anche tramite le nuove tecniche di sequenziamento genico, anche se ad oggi i farmaci diretti contro le suddette alterazioni non sono ancora rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale.
Il follow-up
Una volta terminati i trattamenti sono necessari esami di controllo. Questa pratica clinica si chiama follow-up e ha lo scopo di gestire possibili complicanze legate alla terapia e identificare eventuali recidive.
La periodicità dei controlli e la tipologia degli esami da effettuare viene definita a seconda del livello del rischio di ricaduta della malattia e dei trattamenti eseguiti.