Istat: un cittadino su 10 costretto a rinunciare a esami e visite

21 aprile 2022 – Nel secondo anno di pandemia continuano ad aumentare le rinunce alle prestazioni sanitarie. Nel 2021, l’11% dei cittadini che avevano bisogno di visite specialistiche o esami diagnostici ha dichiarato di averci rinunciato. I motivi? Problemi economici oppure difficoltà di accesso al servizio.

È quanto rende noto l’ISTAT nel suo nuovo rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (BES) del 2021. Sempre nel 2021 cresce la quota di persone che ha dovuto rinunciare a visite o accertamenti di 1,5 punti percentuali, 765 mila persone in più (+ 1,5 punti percentuali), confermando l’aumento già osservato nel 2020, pari a +3,3 punti percentuali rispetto al 2019. La quota di quanti riferiscono di aver dovuto rinunciare per motivi legati al COVID-19 è aumentata passando dal 51% del 2020 al 53% del 2021 (valore che sale al 60% nel Nord-est). Queste rinunce e il loro incremento destano preoccupazione, in quanto sottintendono un rinvio nelle prestazioni, che potrebbe da un lato comportare un futuro aumento delle richieste, con un impatto sulle liste di attesa, dall’altro causare incrementi in termini di mortalità evitabile per la mancata tempestività delle cure. Fino al 2019 la rinuncia a prestazioni sanitarie mostrava un gradiente territoriale Nord Mezzogiorno, a svantaggio di quest’ultimo mentre negli ultimi 2 anni, la situazione pandemica ha reso il problema della rinuncia a visite e accertamenti omogeneo sul territorio. Al livello regionale, permangono comunque alcune situazioni particolarmente critiche, come ad esempio in Sardegna, dove la percentuale di persone che hanno rinunciato a visite o accertamenti nel 2021 è pari al 18%, con un aumento di 6,6 punti percentuali rispetto al 2019. An Abruzzo la quota si stima pari al 13%; in Molise e nel Lazio la quota è pari al 13% con un aumento di circa 5 punti percentuali rispetto a due anni prima. Vivere in un comune centro dell’area metropolitana è un’altra condizione che determina maggiori incrementi nella rinuncia a prestazioni, infatti, negli anni della pandemia la percentuale di chi ha dovuto rinunciare a una visita o a un accertamento sale al 12% in queste aree (era il 7% nel 2019).